Accoglienza due profughi eritrei, Sant’ Andrea Torino, italia

Dai volontari della comunità di Sant’ Andrea una relazione di aggiornamento a riguardo del progetto di accoglienza presso i locali della Chiesa, di cui vi abbiamo dato notizia già nella Lettera di Natale del 2020.

Da due anni nell’alloggio di Sant’Andrea ospitiamo la sig.ra Aster 43 anni e il sig. Berhane, di 62 anni, due eritrei di religione cristiana copta scappati dal loro paese, che si è trasformato, come sostengono rapporti di Amnesty International e di “mediciperidirittiumani”, in una “prigione a cielo aperto”, sotto il controllo del dittatore Isaias Afewerki (chi fosse interessato ad approfondire la situazione dell’Eritrea, e poter così rendersi conto del perché anche persone come i nostri due ospiti fuggono dal loro paese, può consultare il link al fondo ).
 Li abbiamo accolti mettendo a disposizione l’alloggio, pertinenza della chiesa e facendoci carico delle relative spese delle utenze domestiche e sanitarie, quando necessario, in attesa di una soluzione più idonea per entrambi. Purtroppo, la particolare situazione venutasi a creare con l’emergenza Covid non ha agevolato la ricerca di una diversa collocazione abitativa e nemmeno ha favorito la possibilità di avviare un percorso lavorativo che permettesse loro di rendersi autonomi e poter così realizzare i progetti per i quali erano partiti, più di quattro anni fa, dall’Eritrea: poter offrire ai propri figli un avvenire migliore e una vita libera da una perenne condizione di paura.
In questi ultimi mesi sono stati seguiti nel disbrigo di alcune pratiche amministrative e sanitarie, oltre a ciò sono stati presi contatti con l’Istituto Engim San Luca di via Torrazza per inserire la sig.ra Aster in un corso di cucina e il sig. Berhane in un corso di edilizia, in modo che possano avere uno strumento in più per affrontare con  maggiori opportunità il mondo del lavoro.
Certamente, la mancanza di prospettive rende difficile prevedere soluzioni diverse dall’attuale, per cui continueremo a sostenerli, offrendo loro la nostra ospitalità e accompagnandoli in questo faticoso percorso di autonomia e di inserimento sociale.”
Nella foto, Berhane mentre lavora al restauro di alcuni gradini della scala esterna.